L’iniziativa Public Money Public Code è ufficialmente sostenuta anche da Open Genova APS, che ha firmato la lettera aperta proposta da FSFE (Free Software Foundation Europe).
Ma di cosa si tratta precisamente?
Perché il software creato per esigenze istituzionali e pagato con il denaro proveniente dalle tasse dei cittadini non è pubblico e rilasciato come software libero/open source? Nonostante la legge italiana lo preveda esplicitamente nell’articolo 68 del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale), molto raramente ciò avviene.
Il software libero ha l’obiettivo di dare a chiunque il diritto di usare, studiare, condividere e migliorare il software. Questo diritto, a sua volta, aiuta a supportare alcuni altri diritti fondamentali come la libertà di parola, di stampa e la tutela della privacy.
Cosa dice l’Articolo 68 del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale)
- Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa.
- Ove dalla valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico, secondo i criteri di cui al comma 1-bis, risulti motivatamente l’impossibilità di accedere a soluzioni già disponibili all’interno della pubblica amministrazione, o a software liberi o a codici sorgente aperto, adeguati alle esigenze da soddisfare, è consentita l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso.
Public Money? Public Code!
Le istituzioni pubbliche dovrebbero assicurarsi di conservare il controllo sui sistemi informatici e sui software che sono alla base dell’infrastruttura digitale del nostro paese. Molto spesso questo non avviene, a causa di software acquistato nonostante le licenze restrittive imposte dai produttori.
Tali licenze chiuse, impediscono la condivisione e lo scambio del software tra diverse istituzioni, ostacolando ulteriori sviluppi e impedendo la cooperazione tra diversi soggetti pubblici.
Inoltre, favoriscono la costituzione di veri e propri monopoli, con le amministrazioni pubbliche che si legano a vita a poche aziende nel cosiddetto vendor lock-in. Il vendor lock-in è il rapporto di dipendenza che si instaura tra un cliente ed un fornitore di beni o servizi, tale che il cliente si trova nella condizione di non poter acquistare analoghi beni o servizi da un fornitore differente senza dover sostenere rilevanti costi e rischi per effettuare questo passaggio.
Come terzo punto rilevante, l’acquisto e utilizzo di software closed source, impedendo l’accesso al codice sorgente diventa una vera e propria minaccia per la sicurezza informatica, rendendo complicata – se non impossibile – l’identificazione delle vulnerabilità, delle falle di sicurezza e di vere e proprie backdoor.
Come Open Genova APS supportiamo e chiediamo l’adozione del software libero nelle pubbliche amministrazioni italiane (e più in generale europee) per sopperire ad una serie di bisogni:
- Creare software che possa promuovere la condivisione di buone idee e soluzioni
- Creare software che possa migliorare i servizi IT
- Creare software che possa garantire libertà di scelta e concorrenza leale
- Creare software che possa garantire di mantenere il controllo delle piattaforme digitali critiche
- Creare software che possa essere usato, analizzato, studiato, condiviso e migliorato
- Creare software che non sia imprigionato nel suo utilizzo da licenze chiuse, studiate appositamente per limitare o azzerare la concorrenza
- Creare software “sicuro”, senza essere dipendenti da un singolo fornitore
E’ compito delle istituzioni garantire ai cittadini che il denaro pubblico sia speso in modo onesto, oculato ed efficiente.
Se il denaro è pubblico (public money), allora anche il codice sorgente dev’essere pubblico (public code) !