Open Genova ha posto 5 domande ai candidati sindaco (elezioni amministrative 2022) sui temi a noi cari: Transizione Digitale, Lotta al divario digitale culturale, Smart City e Tecnologie Digitali.
Di seguito riproponiamo le domande con le risposte di Mattia Crucioli.
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Quale sarà la prima azione di transizione digitale della Pubblica Amministrazione che, come candidato sindaco, farà quando sarà eletto?
Vorrei premettere che il tema del digitale è fra i punti qualificanti del nostro Programma, che addirittura in prima pagina afferma “Nell’epoca in cui gli sviluppi tecnologici (Internet, Intelligenza Artificiale, 5G) stanno stravolgendo il modo di vivere e di lavorare, sarà fondamentale progettare una “città intelligente”, che sappia conoscere e sfruttare le tecnologie avanzate per valorizzare il capitale umano, intellettuale e sociale dei suoi cittadini e migliorare la qualità della vita e del lavoro: servizi, trasporti, sicurezza, ambiente.”
La serietà tecnica e scientifica dell’approccio è garantita dalla scelta di affidare il ruolo di Capolista all’Ing. Gianmarco Veruggio, scienziato CNR, esperto di Robotica e Intelligenza Artificiale, da decenni attivo nelle iniziative tecnologiche di Comune e Regione nonché di AGID Agenda Digitale Italiana.
Detto questo, venendo alla domanda, occorre senz’altro proseguire nell’azione di digitalizzazione in corso da almeno due amministrazioni, da intendersi però non soltanto come mera informatizzazione delle procedure esistenti ma come occasione per rivedere l’intero assetto burocratico e organizzativo dell’apparato comunale secondo i principi dello Smart Working, da non confondere con l’home working, cioè il tele-lavoro, reso necessario dalla recente pandemia.
Per Smart Working si intendono infatti nuovi modelli di lavoro che migliorino
il benessere della persona, le performance dell’azienda e la qualità della vita sul territorio.
Inoltre il Comune – che, ricordiamolo, è la più grande azienda genovese – può e deve svolgere un’azione di stimolo e incentivazione alla sperimentazione dello smart working sul nostro territorio, all’interno di organizzazioni pubbliche e private, grandi imprese e PMI, al fine di rendere Genova effettivamente “smart city”.
Rispetto al Piano Triennale per l’Informatica del Comune di Genova 2020-2022 (pagg. 6-9), quali sono secondo lei i punti migliorabili e cosa dovrà essere fatto durante il suo mandato?
Il Documento in oggetto è un dettagliato rapporto sullo stato di avanzamento dell’implementazione delle direttive contenute nel Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (frutto della collaborazione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale).
Non contiene pertanto particolari visioni strategiche o implementative locali, il che, alla luce di quanto detto prima è una critica all’approccio arido e puramente tecnologico al problema. Noi intendiamo invece adottare il principio che al centro di ogni cambiamento vi è l’essere umano e che il Sindaco, così com’è responsabile della salute dei cittadini, è responsabile anche del loro benessere e della loro sicurezza.
Nello specifico intendiamo approfondire gli aspetti etici, legali, sociali e psicologici dell’introduzione di sistemi integrati di fruizione di beni e servizi in grado però anche di diventare sistemi di controllo e coercizione della vita delle persone.
La drammatica esperienza degli ultimi due anni dell’uso e dell’abuso del green pass e la sua progressiva evoluzione verso un sistema di crediti sociali ci preoccupa e ci fa ritenere che occorra garantire che qualunque sistema integrato digitale (piattaforme, cloud, big data, AI, ecc.) non violi i diritti inalienabili dell’individuo sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla Costituzione Italiana.
Nell’ambito della lotta al divario digitale, a Genova esistono diverse associazioni del terzo settore che si occupano di alfabetizzazione digitale. Qual è la sua posizione relativamente al coinvolgimento del terzo settore in questa attività? Ritiene che questo ruolo debba/possa essere svolto direttamente dalle strutture comunali/municipali?
Credo che questa attività debba senz’altro essere integrata nei piani di transizione digitale, al fine di far crescere complessivamente il livello di cultura digitale sia dei cittadini che delle imprese e dei lavoratori.
Questo senza nulla togliere alle associazioni, ma anzi valorizzando la loro esperienza e la loro conoscenza del territorio e delle situazioni sociali al fine di operare in modo capillare ed efficace anche nelle situazioni più difficili.
Un recente studio commissionato da Intel rileva che la metà degli intervistati non ha idea di cosa sia una smart city/città intelligente (fonte: sito web Corriere.it). Quali azioni pratiche intende fare per aumentare la consapevolezza e la conoscenza di questo argomento nei cittadini genovesi?
Smart City è uno dei tanti slogan spesso usati a sproposito e spesso in riferimento a cose che di “smart” hanno ben poco, per questo la keyword ha progressivamente perso di significato.
Per noi una Smart City è una Città Intelligente, fatta di persone “intelligenti”, cioè informate, consapevoli e partecipi.
Una città che valorizza il capitale umano, intellettuale e sociale di chi la abita, che garantisce formazione continua e attenzione alle pari opportunità, al superamento delle differenze generazionali, e all’inclusione di tutte le fasce svantaggiate.
Una Città Intelligente utilizza le nuove tecnologie per migliorare la qualità, le prestazioni
e l’interattività dei servizi pubblici al fine di ridurre i costi per la collettività, migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti, ridurre il consumo di risorse e l’inquinamento, migliorare il rapporto tra il cittadino e la P.A., rendere la città attrattiva per l’insediamento di nuove imprese, migliorare l’offerta turistica, migliorare la qualità della vita.
Il modo migliore per aumentare la consapevolezza e la conoscenza di questo argomento nei cittadini genovesi è coinvolgerli in modo partecipativo nell’analisi dei problemi e nella valutazione delle soluzioni e delle priorità.
Come futuro sindaco, come vede il rapporto tra genovesi, tecnologie digitali e pubblica amministrazione locale tra 5 anni, alla fine del suo mandato? Cosa sarà cambiato?
Il cambiamento fondamentale sarà la rivoluzione Copernicana nel rapporto fra l’Amministrazione e i cittadini. Il cittadino sarà il centro e il fine dell’azione amministrativa e il Comune lo strumento operativo.
Partiremo dal ripristino del ruolo dei Municipi come centro di fornitura di servizi, aggregazione di istanze in una logica di amministrazione distribuita e trasparente.
Grazie alle nuove tecnologie scomparirà l’immagine del Castello dove vive il Principe, col fossato e le guardie per proteggerlo dai sudditi. Il Comune sarà percepito come un risolutore di problemi e non come un esattore capriccioso e sadico e per di più indifferente alle lamentele dei cittadini.
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