Vi siete mai chiesti perché non si possa fotografare liberamente all’interno di luoghi tutelati, da musei ad aree archeologiche? In genere i divieti derivano da necessità di conservazione oppure da accordi di esclusiva che danno sostegno economico alla sede museale, ma se non c’è un divieto esplicito la situazione si fa oscura (a cominciare dalla richiesta di autorizzazione al responsabile della singola struttura).

L’introduzione nel 2004 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Dlgs 42/2004) ha dato un corpo organico alle norme di tutela dei beni culturali e paesaggistici (compito affidato al MiBAC). Tra le diverse norme, quella che maggiormente influisce sulla diffusione delle opere italiane nella cultura digitale è la limitazione della riproduzione di beni tutelati dallo stesso codice (articolo 108, comma 3):

Nessun canone è dovuto per le riproduzioni richieste da privati per uso personale o per motivi di studio, ovvero da soggetti pubblici per finalità di valorizzazione. I richiedenti sono comunque tenuti al rimborso delle spese sostenute dall’amministrazione concedente.

In sostanza, i cittadini italiani possono ad esempio fotografare un monumento tutelato (tipo il Colosseo) a patto che queste foto se le tengano per ricordo e che richiedano l’autorizzazione al soggetto responsabile per il monumento: manca pertanto la libertà di panorama. La recente riforma Franceschini varia minimamente la situazione, in quanto elimina la necessità di richiesta di autorizzazione a patto che le foto vengano successivamente condivise a bassa risoluzione e a scopo non commerciale: questa limitazione è uno degli ultimi scogli per liberare il nostro patrimonio culturale.

Wiki Loves Monuments in Italia pertanto veicola insieme alla necessità di conservazione anche la necessità di sfruttare finalmente le potenzialità della cultura italiana adattandosi al terzo millennio.

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